Tomba per una cara amica

2005, Castello B.za (LC)

Nel dipinto Il doppio sogno di Primavera - 1915, Giorgio De Chirico dipinge il motivo dello specchio nel quadro che rimanda e raccoglie, come in un fulmineo repertorio che ha l’ambiguità evanescente delle immagini di un sogno, tutti i ricordi della sua infanzia.
Anche per il progetto di questa Tomba, lo specchio viene ripreso e assunto come finestra entro cui guardare ed oltrepassare “al di là delle cose fisiche e materiali” immersi nelle proprie riflessioni.
Lo specchio rifletterà le nuvole e l’azzurro del cielo.
Gaia se n'è andata un giorno di Primavera.

Il disegno di questo monumento, a me particolarmente caro per l’improvvisa perdita di un’amica musicista, pone i propri fondamenti a diretto dialogo con la pittura d’inizio Novecento, di pittori come Carlo Carrà, Morandi e DeChirico.
La composizione che ne affiora prende spunto e rielabora quei dipinti, colmi di una poesia malinconica dove anche gli oggetti più comuni si presentano avvolti di mistero e di senso del presagio fino a ridursi a una emblematica essenzialità.
Il monumento è assunto come figura rarefatta e si propone nella sua cruda essenzialità.
Si compone di una semplice lastra in pietra grigia sopra alla quale poggiano in verticale i vari elementi:
l’asta verniciata di bianco, l’ovale in ceramica ed il nome del defunto.
L’esile profilo in metallo, o quel che rimane di una croce, si leva sul piano orizzontale e crea ordine alla composizione.
Posto sullo spigolo della lastra, l’elemento verticale in metallo è riflesso e ne amplifica il proprio senso celestiale verso l’infinito del cielo.
La lapide di grande spessore, nella parte retrostante è arretrata per dare spazio all’alloggio di semplici vasi in cotto che verranno deposti spontaneamente da amici e conoscenti.
La posizione dell’asta segna il punto sul piano da cui diparte la linea di separazione tra la pietra e una lastra a specchio.
Lo specchio trasferirà il cielo in terra in un rapporto di reciproca allusione.