Nuovo sagrato presso la chiesa di San Bernardo

2010, Garbagnate M.ro (LC)

coll.ri:
S. Cogliati, A. Passoni, R. Perego


Opera pubblicata:
Divisare · Atlas of Architecture
LA PIAZZA ITALIANA

Il rettangolo di una moderna scacchiera, una lunga seduta rettilinea in pietra, l’antica stele in pietra arenaria con la croce e il grande albero, si rappresentano sullo sfondo della facciata neoclassica in una sorta di composizione metafisica dello spazio come in una bella piazza italiana.

Il tema era quello di riuscire a comporre la nuova scena antistante al fronte della parrocchiale con estremo garbo e l’utilizzo di pochi elementi.

Scriveva Carlo Marcora su “BRONGIO, cammino di una comunità” :
“ … la festa della Madonna del Carmine si faceva con grande solennità. Il Sagrato veniva coperto completamente: s’inserivano pali colorati in appositi buchi già presenti in blocchi di pietra, e dopo essere stati adornati di festoni veniva steso sopra un telone che copriva tutto il sagrato; di modo che entrando sotto di esso dava l’impressione di trovarsi già in Chiesa suscitando un senso di allegria. “

Memorie di una tradizione e una cultura popolare che il progetto tende a richiamare seppure attraverso forme ed elementi contemporanei, quali il rettangolo di una moderna “scacchiera” a sottolineare la presenza del sagrato stesso e l’elemento rettilineo di seduta in pietra, che, mediante la ricollocazione dell’antica stele in pietra con la croce e il grande albero, si ricompongono in una dimensione astratta.

La nuova scalinata di accesso, consente il raggiungimento frontale, contribuendo così ad accentuarne l’effetto prospettico dalla strada, oltre che ad aumentare la spazialità e la visibilità, come su di uno spalto.

Il progetto si era posto come obiettivo principale la volontà di contribuire a restituire quell’ambito sacro (il sagrato) che la modernità dei tempi aveva sottratto alla chiesa, oltre che a tentare di valorizzare il rapporto civico che l’edificio di culto avrebbe instaurato successivamente con lo spazio pubblico di relazione sociale, di cui il fronte della parrocchiale ne è l’apparato architettonico principale.

Lo sviluppo del progetto è avvenuto in base a un processo di accrescimento che ha tenuto conto delle problematiche e dei valori appartenenti alla tradizione di quel luogo.
Una zona, quella Lombarda, Padana e della Brianza, caratterizzata da segni ben precisi, diffusi sul suo territorio, fatta dai tracciati agricoli della campagna, dagli antichi cascinali quasi come cattedrali, dai filari di gelsi, dalle architetture in pietra di epoca romanica, dalla nebbia autunnale che ti frizza sul viso. Il progetto ha cercato di riferirsi a tutto ciò.
E la costruzione di questo luogo crediamo lo abbia assorbito.

“ Ripensare il sagrato oggi significa dunque trasferire nelle capacità del progettista la volontà di comunicare, attraverso i segni architettonici, il rapporto tra la chiesa e la città, ovvero tra l’architettura religiosa e quella civile.
La scelta di reinventare o restaurare i sagrati è funzione dell’approccio al progetto che, a sua volta, dipende da variabili molto diverse, di volta in volta valutate dal singolo progettista.
Il fondamento etico della professione di architetto fa sì che la risposta al quesito posto, derivi sostanzialmente dalle capacità di percepire nel contesto il comportamento più corretto con cui intervenire.
Sia che si tratti di restaurare i sagrati, sia che si tratti di reinventarli, è importante conservare gli aspetti legati alla loro dimensione sociale e spirituale, conferendo equilibrio di espressione alle ragioni di cui il progetto è portatore, come pure alle attese degli utenti, senza dimenticare il ruolo importante svolto dalla capacità dell’architetto di sollecitare l’immaginario collettivo”.

( Intervento del Prof. Raffaele Sirica, tratto da Chiesa Oggi n.64-65 / 2004. )