Strada delle 52 gallerie al Monte Pasubio
2015, Alto Vicentino
Quello sul Pasubio, è un lento salire per 6.300 metri, dei quali 2.399 nel ventre della montagna attraverso 52 profondi solchi neri, i restanti metri del percorso, scavati a mezza costa, lungo creste vertiginose.
Larghezza media 2,50 mt., pendenza 12%, 4 le gallerie a tracciato elicoidale.
Camminamento di strategica importanza militare che in poco più di 6 Km. sale di oltre 800 mt., realizzato dalle squadre dei genieri minatori italiani per garantire il riparo dalle artiglierie austro-ungariche.
L’esplosivo, quello al momento disponibile: gelatina, cheddite, echo, salubite, vibrite e polvere nera.
Cantiere di incomparabile grandiosità compiuto in soli 9 mesi.
Un racconto fotografico con l’alternarsi dello scuro e della luce, tra la nebbia che appare… poi scompare.
Roccia, tanta roccia, le sagome raggelate degli escursionisti, visioni oniriche di pietre in bilico e nature morte lungo il bordo della mulattiera. Un silenzio assordante.
Poi ancora su, fino alla parte alta, attraversando il brullo altipiano, dalle ampie conche prative che conducono a Cima Palon, passando per due sommità rocciose, prima della Grande Guerra prive di nome:
i Denti, italiano e austriaco (mt. 2220 e mt.2203), teatri di una allucinante tragicità.
Così il Tenente Michele Campana “ …vedemmo fra i nugoli di fumo saltar per aria pezzi d’uomini. In uno scoppio si scorsero proprio soltanto due gambe nel cielo divaricarsi. Nessuno potrà mai dare una pallida idea della terribilità di quella mischia. Il vivere fu ben più duro che il morire”.
Immagini di quel sole che sboccia al preciso istante dell’adunata, un serbatoio-bunker sventrato, rocce come frattaglie animali, quattro candide lapidi in pietra, il brandello verde della bandiera italiana, e infine il 33° scatto, quel che resta del 13 marzo 1918, l’ultima mina austriaca, la più grande di tutte le esplosioni, un boato di fiamme, con lo schianto delle rocce in frantumi, ancora oggi, nella stessa identica posizione.